2) guardare per vedere

 

Laura Grosso, azzurro-arancio, tempera su carta 20x30

La realtà, la vita, interroga continuamente i nostri occhi, e attende da noi una risposta.

Quel poco però che effettivamente vediamo, di tutto quanto arriva ai nostri occhi, non è oggettivo, ma filtrato, appunto, dal nostro personale guardare.

Diventa allora importante, determinante perfino, come guardiamo.

Un’educazione al guardare è ciò di cui necessita urgentemente l’umano del nostro tempo così pervaso di immagini, per orientarsi.

Assistiamo ad un fatto insolito e apparentemente contraddittorio: più aumentano le immagini davanti ai nostri occhi, più diminuisce il nostro senso critico.

Più siamo costretti a guardare, meno vediamo, finché ciò che guardiamo perde completamente significato per noi.

 

La pittura è un’antica, radicata forma di espressione del vedere, che trova il suo fondamento proprio nell’esercizio del guardare, più che su un pensiero astratto, e storicamente, è stata in grado di svolgere un’azione del tutto speciale, di illuminazione della realtà.

Se ancora noi andiamo a cercare le opere dei grandi pittori è soprattutto perché sentiamo, più o meno vagamente, che in esse si nasconde una verità, un potenziale di luce anche per noi.

Esiste un’arte del guardare, che il pittore conosce bene, che consiste principalmente nel misurare tenendo conto di tutte le parti.

È mia convinzione che apprendere questa arte con un esercizio costante, sia utile e necessario per ognuno, al di là del fatto che essa produca quadri.

E questa è una conoscenza che solo un pittore potrebbe trasmettere.

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