L’importanza della Storia

L’importanza della Storia

“Il colore è il luogo in cui il nostro cervello e l’universo si incontranoDipingere è registrare le proprie sensazioni cromatiche.” P. Cezanne

La pittura, in quanto linguaggio, necessita di un insegnamento e soprattutto di una “disciplina”: è questa che conduce alla comprensione della realtà, per poi trasformarla secondo la propria visione. 

Infatti l’osservazione della realtà quanto più è attenta – e sincera –  tanto più obbliga a una visione personale, la quale può essere a sua volta trasmessa solo tramite un linguaggio acquisito con l’uso e la padronanza del mezzo pittorico. Come per il linguaggio vero e proprio anche in questo caso sono necessari studio, pratica e tempo, perché il balbettio possa svilupparsi, e solo così la creatività, che è un dono, può dare i suoi frutti. 

L’importanza della storia.

Per inoltrarsi sulla strada della pittura è importante tenere conto della ricerca dei pittori del novecento, muovere dalla corretta osservazione, secondo un insegnamento non accademico/nozionistico. 

Nella pittura moderna, infatti, assistiamo a un netto contrapporsi dei pittori alla costruzione letteraria del soggetto a favore di un’apertura verso la vita e la varietà del visibile, a causa di un rinnovato interesse per la realtà. L’occasione di tale affrancamento viene offerta dall’osservazione del vero e della luce naturale. 

Nel terremoto che la pittura moderna causa all’interno della tradizione, la ricerca della luce svolge un ruolo determinante, l’attenzione si sposta dalla descrizione dell’oggetto in sé alla descrizione dell’illuminazione dell’oggetto. 

Il passaggio dalla luce ricreata artificialmente nello studio a quella naturale costituisce concretamente lo spartiacque fra la pittura antica e quella moderna, muovendo da una visione in bianco e nero a una a colori. En plein air l’immagine di una realtà definita semplicemente da luce e ombra si arricchisce di tonalità intermedie, perfino le ombre appaiono sature di colore. Il chiaroscuro accademico, bitonale, viene impreziosito da una lara gamma di toni

Il risultato è un’immagine apparentemente più piatta, in cui, nell’amore per la realtà, la prospettiva diviene un artificio, una costruzione tri-dimensionale che viene superata dalla ricerca di altre dimensioni all’interno di un preciso assetto compositivo.

Il rilievo artificialmente creato dalla prospettiva non serve più per rafforzare l’espressione, a questo subentra una sofisticata ricerca formale e coloristica, che abbia come obiettivo una perfetta relazione delle parti. L’eventuale errore non è più quello accademico dell’inesattezza del disegno o del chiaroscuro secondo un dato canone estetico, l’ errore sta eventualmente nella mancanza di armonia dell’insieme.

La realtà, che si offre ai nostri occhi, osservata nella luce e corrisposta da una lettura attenta, precisa e personale, si trasfigura, cambia aspetto, rivela qualcosa di altro, di inedito, è possibile e intrigante dipingere lo stesso soggetto anche tutta la vita, creando sempre qualcosa di nuovo, come fanno Monet e Cezanne. 

Conoscere la Pittura attraverso i Pittori.

Quando osserviamo un quadro dobbiamo cercare di comprenderlo innanzi tutto nella sua realizzazione concreta, che risponde al metodo del pittore. Generalmente le tappe per la realizzazione di un quadro nell’antichità sono le seguenti: disegni vari dal modello, bozzetto dell’opera, cartone, trasferimento del cartone sul supporto dell’opera (tela, legno, muro…), disegno dell’opera, chiaroscuro con terre, velature di pittura a tempera (ad ‘olio’ dal Rinascimento in poi). Tappe che troviamo più raramente nella pittura moderna, quando ci si libera di questi passaggi a favore di una visione più concentrata sulla luce, sui valori tonali e cromatici. Procedendo con questa impostazione moderna, è possibile imparare molte cose anche dai maestri antichi, senza ‘copiare’: esiste una differenza infatti fra una copia e lo ‘studio’ di un’ opera di Pittura: una copia si fa con l’intento di trovare la massima somiglianza col soggetto, uno studio è invece un  esercizio, finalizzato solo ad analizzare l’opera per imparare. Questo esercizio, condotto correttamente, può essere utile anche per affrontare un soggetto in fotografia.

Dopo aver introdotto brevemente il pittore dal punto di vista della sua ricerca, si prende in esame una sua opera. Come quando si dipinge si incomincia semplicemente con l’ osservare, considerando le forme, i colori, le linee e i loro rapporti. Se questo lavoro si fa in un gruppo ognuno può scrivere le proprie annotazioni nel silenzio, per favorire una relazione personale a tu per tu con l’opera. Subito dopo si mettono in comune le riflessioni in modo di ampliarle, per sommarle le une alle altre, fino a raggiungere una visione “collettiva”. Infine, partendo da quanto è stato rilevato, ognuno passa al dipingere, cercando una visione simile a quella del pittore.

Per prima cosa ci si munisce di una buona riproduzione dell’opera che si vuole studiare. E’ sbagliato pensare che per il pittore la preoccupazione primaria sia il tema con le sue interpretazioni e i significati da mostrare, come forse avviene nel caso di un’opera letteraria. Il pittore compone l’opera innanzi tutto seguendo un’armonia di forme che è già in parte nella sua testa, e che allo stesso tempo si va elaborando durante il lavoro. Le forme partono dalle linee, investono il chiaroscuro e finalmente coinvolgono il colore. Quindi per studiare correttamente un’opera è necessario affrontarla sotto questi tre aspetti principali

Linea. Non si tratta delle tante linee che compongono la rappresentazione, ma delle più importanti, cioè di quelle portanti, dalle quali tutte le altre si sviluppano. Se è un quadro con figure, queste linee sono da rintracciare nelle posizioni delle figure, se è un paesaggio nei vari elementi, prati, alberi, viali, case, ecc., se è una natura morta nella disposizione dei vari oggetti. In ogni caso le linee portanti vanno ricercate nella struttura dello spazio, sono quelle di cui si serve il pittore per la definizione dello spazio. Con una matita HB tracciare su un foglio queste linee importanti. Poi usando una matita 2B si può provare a definire il disegno dei contorni in modo più dettagliato, in modo che le linee più evidenti siano quelle portanti e concludere lo studio con un chiaroscuro tonale, usando una matita 6B per effettuare un tratteggio incrociato. Con chiaroscuro tonale intendo la ricerca dei diversi spazi tonali che compongono l’opera, non l’ombreggiatura. pensando il quadro come un puzzle: le diverse forme si incastrano secondo la loro differente luminosità. Si deve evitare di disperdersi nei dettagli ma riempiendo con diversi toni solo le forme principali. Non è tanto importante la quantità dei toni, che possono essere anche solo tre o quattro, quanto la loro esatta differenziazione. Si può ripetere l’esercizio con un inchiostro annacquato, oppure un unico acquerello dosando l’acqua.

Colore. Questo è lo studio più complesso, che può essere svolto dopo i primi due:  si tratta di individuare i contrasti (caldo-freddo, complementari, tonali) di cui si è servito il pittore. Si può eseguire con una tecnica all’acqua, come tempera o acquerello o acrilico, che è più agevole e i colori si seccano facilmente. Non è escluso l’uso della pittura ad olio per uno studio più lungo. Per quanto la riproduzione sia fedele, sotto l’aspetto del colore l’immagine non sarà mai esattamente come il quadro vero, quindi è inutile cercare di stabilire l’esatta tinta locale, mentre ci si deve sforzare di cercare l’azione dei diversi colori, le loro corrispondenze o repulsioni, come si fa nel dipingere dal vero.

L’ esercizio di studio dalle opere dei pittori può essere di aiuto sotto molti aspetti: in primo luogo offre un approccio ai pittori e alla Pittura da un punto di vista inedito, non letterario o nozionistico. Porta ad una conoscenza concreta della pittura e in questo senso è formativo per il nostro stesso operare di pittori. Costringe a porsi davanti a un quadro con la propria sensibilità e col proprio intuito, indicando in questa procedura che il modo per accostare e comprendere l’arte è osservarla con lo stesso spirito che è alla base di ogni creazione artistica. Inoltre fornisce l’esempio per come si dovrebbe vedere una mostra.

Infatti le mostre sono occasioni per osservare con attenzione le opere degli artisti e, solo attraverso esse, entrare in una relazione personale con l’arte, e in particolare con la pittura. L’arte è un linguaggio in grado di parlare a ognuno in maniera diversa, ma ogni parola è ugualmente importante per costruire un discorso insieme, secondo lo spirito che può animare un vero lavoro di gruppo. Quando si va a visitare una mostra è più utile portarsi un taccuino su cui annotare le proprie impressioni, che accettare le istruzioni di una guida. Come sperimentiamo nella pittura dal vero la prima cosa da fare per poter osservare è liberarsi dai preconcetti e partire unicamente dal proprio occhio: esso rivelerà sempre qualcosa, anche piccola. E’ indispensabile la concentrazione, l’osservazione attenta del soggetto, cioè dei rapporti che intercorrono negli elementi della pittura, si sfronda dei dettagli e si muove alla ricerca di una propria “visione” personale. Le osservazioni  devono partire sempre da un oggetto concreto nel quadro,  da ciò che colpisce l’occhio e non perdersi in intellettualismi ma essere verificabili. Le considerazioni devono muovere dall’immagine e dalla materia che la rappresenta. In un secondo tempo si potrà concludere la riflessione in maniera collettiva, confrontandosi con gli altri e ampliare il discorso con annotazioni tratte dalla storia e dalla critica ufficiale.

 

 

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